SEKIRO - Mortal Blade - Fushigiri - Katana di Sekiro

- Materiale Lama: acciaio misto carbonio colore rosso traslucido

- Materiale Impugnatura: legno rivestito con fettuccia di cotone nero

- Materiale Fodero: legno striato con inserti in metallo e di fettuccia di cotone rossa

- Lunghezza: 104 cm

 

Sekiro, protagonista del gioco Sekiro: Shadows Die Twice, è un shinobi silenzioso, determinato e letale, creato da FromSoftware (gli stessi di Dark Souls ed Elden Ring). Il suo vero nome è Wolf (Lupo), ed è il guardiano giurato del Divino Erede Kuro.

È un orfano salvato e addestrato da Gufo (Owl), un potente shinobi, che lo cresce come assassino d'élite. Viene chiamato Sekiro, che significa "Lupo con un braccio solo", dopo aver perso il braccio sinistro e ricevuto in cambio il braccio prostetico shinobi, dotato di gadget e armi secondarie.

Non è un eroe classico, ma un guerriero implacabile, spinto da dovere e fedeltà. La sua missione è spezzare il ciclo dell’immortalità e proteggere il suo signore a ogni costo. È capace di resuscitare una volta dopo la morte, da cui il sottotitolo "Shadows Die Twice".

Wolf inizialmente usa una katana chiamata Kusabimaru per il combattimento. La sua Protesi Shinobi gli permette di lanciare shuriken, usare un lanciafiamme, un'accetta, e molto altro. Più avanti, ottiene la Mortal Blade (in giapponese Fushigiri, letteralmente "Taglio dell'immortale"),che è una spada sacra e maledetta capace di uccidere definitivamente gli immortali. In un mondo pieno di esseri che sfuggono alla morte, la Mortal Blade è l’unico strumento in grado di porre fine alla loro esistenza. Ha un lama lunga e curva, di un rosso intenso, quasi bloddy, simbolo della sua natura sovrannaturale. Ha un design ispirato alle katana classiche giapponesi, ma con un’aura sinistra e potente. Nel gioco non è l’arma principale per il combattimento quotidiano, ma viene usata in momenti chiave per eseguire le Deathblow su nemici immortali (come i centipede monks o boss come Genichiro dopo la resurrezione).

La Mortal Blade non è solo un’arma: è uno strumento narrativo potente, simbolo del destino, della morte definitiva e della redenzione.